Nel panorama della musica italiana, pochi dischi possono vantare l’impatto culturale, emotivo e stilistico di Nero a Metà, il terzo album di Pino Daniele, pubblicato nel 1980, che contiene, tra gli altri, il brano A Testa in Giù. Questo disco rappresenta non solo una pietra miliare della discografia del cantautore napoletano, ma anche un simbolo di fusione tra tradizione e innovazione, tra Napoli e il mondo.

Ma facciamo un passo indietro e facciamo un viaggio alle origini per cercare di capire da dove arriva Nero a Metà.

N.B. Tra le righe dell’articolo c’è una piccola curiosità (bassistica) che forse non tutti conoscono.

Naples Power

A Napoli, durante gli anni ’70 e ’80 si sviluppa un fenomeno culturale e musicale che prende il nome di Naples Power.

L’uso della terminologia anglo-americana non è casuale. Questo movimento infatti è espressione di una fusione tra tradizioni locali (non ultimo l’uso del dialetto) e influenze internazionali.

Il movimento si colloca in un contesto sociale e culturale in cui Napoli era vista come una città bella, vivace, ma molto problematica. Il Naples Power ha rappresentato un mezzo per esprimere la bellezza, i contrasti e le sfide della città. L’uso del dialetto napoletano, spesso considerato emarginato, ha avuto un ruolo centrale, riaffermandolo come lingua d’arte e identità.

Una delle zone in cui si sviluppa il Naples Power è il porto di Napoli. Qui è attraccata la portaerei Usa Forrestal, qui ci sono i localini nei quali i soldati americani fanno musica insieme ai napoletani.

Tra musicisti napoletani e americani (specie neri) nasce una familiarità che in musica ha portato a fantastiche “jam session”, durante le quali nasce la contaminazione tra musica partenopea e blues, jazz e rock di matrice statunitense.

In questi locali del porto di Napoli suonavano, tra gli altri, James Senese e Mario Musella, Tony Esposito, Ernesto Vitolo e lo stesso Pino Daniele.

È lui più di tutti gli altri, a raccogliere in sé le istanze del blues di matrice afroamericana e a fonderlo con la parte più vera della tradizione partenopea.

Il blues, visto come espressione del legame sociale e culturale che intercorre tra afroamericani e napoletani, viene assunto da Pino Daniele come modalità espressiva. Ma lo sguardo alla tradizione è irrinunciabile e passa attraverso un uso consapevole del dialetto, inteso come parlata attuale, viva, desunta dai vicoli e dalle persone in carne e ossa.

È questa la cifra stilistica che connota tutta la produzione di Pino Daniele: la compresenza di blues e musica popolare napoletana. Vicoli e portaerei, scaricatori di porto e soldati afroamericani, dialetto e “americanese”, due aspetti fusi come fossero espressione di un’esigenza sola, di un sentire solo, di un’anima sola.

Il ruolo di James Senese

Il rapporto come James Senese è importantissimo per la crescita di Daniele che, più giovane di James, inizia a suonare nei Napoli Centrale come bassista, prima ancora di iniziare la sua carriera da solista.

Pino Daniele impara moltissimo dalla vicinanza con Senese. È lui stesso a dirlo: “Senese ha avuto un ruolo importantissimo. Le sue composizioni sono state il primo esempio di contaminazione tra musica americana e napoletana. Dalle sue aperture, dalle sue invenzioni è partita la scintilla per alimentare un fuoco che era di paglia. Devo tanto a James, che ha rivoluzionato il modo di scrivere la melodia, facendo nascere una linea musicale che ha radici contemporaneamente in America, in Africa e Napoli”.

L’influenza di Senese è importante, fondamentale, così come quella della voce e dell’attitudine soul di Mario Musella.

Nero a Metà

Nel 1980 nasce Nero a Metà, che già nel titolo è una dichiarazione di intenti che mette in chiaro le radici da cui la musica trae la sua origine. Nero a metà è un riferimento esplicito a persone come James Senese e Mario Musella, che hanno vissuto sul proprio corpo una condizione di contaminazione tra due culture e tra du e popoli, quello afroamericano e quello napoletano, ma è anche un riferimento simbolico alla mescolanza tra due generi musicali che di quei popoli sono espressione, il blues e la musica popolare napoletana.

La line-up è più o meno simile a quella dei due album precedenti, con qualche novità significativa: a Ernesto Vitolo (tastiere), Jamese Senese (sax), Agostino Marangolo (batteria) e Rosario Jermano (percussioni), si aggiungono infatti Gigi De Rienzo al basso, che diventa una presenza fissa e collabora alla produzione in studio, Tony Cercola e Karl Potter che si occupano delle percussioni e Bruno De Filippi che fa un cameo con la sua armonica a bocca in I Say I’ Sto Ccà.

L’atmosfera del disco è decisamente blues e i toni sono rabbiosi, accesi, rivoluzionari come si può vedere dalla copertina del disco in cui un giovane Pino Daniele è ritratto contro sole con una chitarra in spalla a mo’ di mitra, come a dire: sono in guerra e la mia guerra la faccio a colpi di blues.

A Testa in Giù

Tra le diverse tracce di Nero a metà, ancor prima di iniziare a suonare, sono sempre rimasto affascinato da A Testa in giù.
Qui sotto vi lascio la video trascrizione della fantastica linea di basso di A testa in giù, che puoi anche scaricare gratuitamente qui in basso.

Di Max Carola

Ciao sono Max. Bassista da tempo immemore, ex autodidatta e fondatore di TheGrooveHacker.com (www.thegroovehacker.com), primo sito per Google per le trascrizioni per basso elettrico, autore del metodo “Leggere, Scrivere e Trascrivere in chiave di basso”. TheGrooveHacker è il mio personale contenitore di argomenti a basse frequenze.