Hideo Azuma, creatore di “Pollon” e di “Nanà Supergirl”, non è stato un uomo dalla vita semplice e, guardando le sue opere, probabilmente non l’avremmo mai sospettato. Azuma, come tanti, voleva disegnare fumetti e nel 1969 riesce a debuttare in questo mondo duro e particolare. Fu subito apprezzato per i personaggi femminili ammiccanti e verrà definitivamente riconosciuto come colui che ha dato il via al genere “lolicon”. Probabilmente complice la vita stressante ma anche il suo passato dove subì un travagliato divorzio dei genitori soffrendo di claustrofobia e ulcere duodenali, cominciò ad aggrappare la sua vita ad uno dei peggior nemici: l’alcol. Improvvisamente fugge da tutto e da tutti e finisce per vivere volontariamente in strada tentando il suicidio e rovistando nei secchi dell’immondizia e soprattutto continuando a bere l’alcol che riusciva a racimolare per strada. Un giorno viene riconosciuto da un poliziotto di quartiere che lo riporta a casa. Siamo nel 1990, egli resiste solamente qualche anno e nel 1992 decide di sparire nuovamente. Cambia città, per noia si fa assumere impiegandosi come operaio, si licenzia, si fa arrestare e poi torna a casa spontaneamente. Cerca di capire cosa vuole dalla vita ma tocca nuovamente il fondo presentandosi ubriaco al matrimonio del fratello. Dopo questo episodio la famiglia decide di farlo ricoverare forzatamente in una clinica per la disintossicazione dalla quale, dopo enormi sofferenze dovute all’astinenza, venne dimesso nella primavera del 1999. Stavolta regge, torna a casa e ricomincia a disegnare fumetti. Produce lucidamente e con la stessa ironia di “Pollon” una delle sue opere più belle, “Il diario della mia scomparsa”, dove racconta tutto il suo malessere e i suoi trascorsi da clochard. Il fumetto esce nel 2005 e vince tantissimi premi di alto livello tra cui un premio ai “Gran Guinigi” di Lucca Comics & Games del 2019. Purtroppo, pochi giorni dopo, il 13 ottobre del 2019, muore di un cancro all’esofago per cui era stato operato un paio di anni prima. La morte gli presenta il conto di quella vita assurda e gli concede forse l’unico momento di vera pace.
Il manga in Giappone
“Olympos no Poron” è del 1977 ed appartiene alla prima produzione di Azuma. Si può dividere in due serie distinte: la prima di 18 episodi, fu serializzata su Princess di Akita Shoten tra l’ottobre ‘77 e il marzo del 1979 mentre la seconda, di 10 episodi, fu serializzata su 100Ten Comic della casa editrice Futabasha, tra il maggio del 1982 e il febbraio del 1983. Questa seconda serie prese il nome di “Ochamegami monogatari Korokoro Poron” che fu poi anche il titolo della serie anime che andava in onda contemporaneamente. Nel giugno e luglio del 1979 uscirono poi i due volumetti tankobon per la casa editrice Akita shoten, nel 1983 la serie fu inserita tutta in un volume unico per la casa editrice Futabasha e nel 2005 escono 2 volumi bunkobon per la casa editrice Hayakawa Shobo che costituiscono un’edizione completa arricchita da episodi extra.
I più attenti noteranno come lo stile di Azuma ha risentito sia dell’influenza artistica di Osamu Tezuka che di quella di Shōtarō Ishinomori oltre che di quella di Rentarō Itai del quale Azuma fu assistente. Lo si nota ad esempio osservando i tratti rotondeggianti, il modo di rappresentare alcune capigliature o alcuni personaggi femminili. Il manga è dinamico, incentrato sulle gag dei personaggi piuttosto che sulle ambientazioni e si legge piacevolmente sebbene, con tutta probabilità, l’anime rende ancor più giustizia all’ironia di Azuma.
Il fumetto in Italia
Per quanto il cartone animato di “Pollon” sia famosissimo, la lettura del manga rimane piuttosto di nicchia. Ci furono comunque ben tre edizioni. La prima del 2001 per la Lexy Production che optò nella frammentazione in 4 volumetti.
La seconda del 2010, della Magic Press, in 2 volumi come nell’originale e offerti poi in un cofanetto nel 2012. L’ultima edizione fu quella del 2016, una Complete Edition della Magic Press in un unico volume che traduce l’edizione giapponese del 2005.
L’anime in Giappone
“Ochamegami monogatari Korokoro Poron”, per la regia di Takao Yotsuji, fu trasmesso su Fuji TV dall’8 maggio 1982 al 26 marzo 1983 per un totale di 46 episodi. La mitologia greca non era certo un argomento di spicco per i giapponesi e questo fu il motivo per cui ebbe più successo in Italia che in Giappone. Per la cronaca, il contrario accadde con “Nanako SOS” (“Nanà Supergirl”). La trasposizione anime non è fedele al manga e si avvale di tanti episodi riempitivi creati ad hoc. Una scandalosa curiosità: l’attributo maschile di Eros presente nel manga, è stato sostituito dall’ombelico sporgente noto a tutti noi!
Il cartone animato in Italia
Pollon fu una serie inverosimile, assurda e divertentissima e a suo modo è stata un cult anni ‘80. Molti bambini probabilmente si sono chiesti proprio con Pollon chi fossero quegli dei mitologici e si sono incuriositi. Perché però la mitologia greca è così importante per la cultura di tutto il mondo? La tradizione religiosa cristiana ci ha abituati ad una visione monoteistica e un po’ distaccata della spiritualità e del divino. La mitologia invece, ricca di personaggi antropomorfi con vizi e virtù tipicamente umane, avvicina all’uomo quello che non può essere afferrato facilmente con la mente. I mito ha origini antichissime, anteriori alla nascita della filosofia stessa. Pollon, figlia di Apollo, era però quell’elemento che non tornava, l’unica sul Monte Olimpo a non avere alcun potere. Non era una dea ma voleva esserlo e si impegnerà per tutta la serie affinché lo possa un giorno diventare. Esuberante, imprevedibile, gioiosa, ottimista e capace di esprimere solidarietà e compassione in modo autentico, Pollon riesce a trasmettere tematiche mitologiche anche decisamente tragiche sempre con ironia. E proprio il fatto che Pollon non sia ancora una dea ce la fa subito percepire come molto più vicina a noi. Pollon è però anche il sogno dei bambini che la guardano e che si chiedono cosa faranno da grandi o cosa sognano per il proprio futuro. Pollon è realizzazione, ricerca delle proprie responsabilità e proiezione verso una vita completa e appagante, proprio l’opposto di quello che ha vissuto il suo autore.
Nel manga e nell’anime, Pollon è affiancata da numerosi personaggi: la Dea delle Dee, che a partire dalla metà della serie le regala il fermaglio magico, simbolo di crescita interiore e di miglioramento personale. C’è chi la paragona alla Fata Turchina di Pinocchio ed è un po’ un angelo custode e un riferimento.
L’altro personaggio importante per Pollon è Eros, il dio alato dell’amore che per contrasto con ciò che rappresenta è brutto e goffo. Gli altri personaggi sono niente meno che quelli della mitologia classica greca: Zeus il dongiovanni, sua moglie Era, sempre in calze a rete e infuriata con Zeus, babbo Apollo, lo zio Poseidone che non sa nuotare, Afrodite ed Efesto suo marito, Ade e Persefone, Atena e tutta una costellazione di personaggi che di volta in volta si rendono protagonisti fugaci di ogni episodio. Sebbene l’aderenza alla mitologia non sia precisa per ovvi motivi narrativi, i protagonisti ci sono quasi tutti!
Il cartone animato andò in onda su Italia 1 a partire dal 10 settembre 1984 e ai 46 episodi non furono applicate censure. Le repliche negli anni furono innumerevoli e attraversarono parecchie emittenti, da Rete 4 a canale 5, da Italia 7 a Boing e Hiro in tempi più recenti.
Tralasciando i VHS, l’opera completa apparve in più occasioni e in differenti suddivisioni, in DVD a partire dal 2008 . L’ultima edizione del 2022, di Yamato Video, è ancora sul mercato e comprende 6 DVD e un booklet di presentazione dei personaggi.
Le sigle originali
Olympus no Pollon – Musica, arrangiamento e testo di Masayuki Yamamoto. Interprete: Yoshie Hara. Sigla di apertura. Un brano piuttosto particolare (basso molto presente con staccati incisivi e chitarra elettrica che si esprime a tratti) dove fa la sua comparsa quello che credo sia un mandolino (o un bouzouki vista l’attinenza con la Grecia), una sezione fiati e un’orrenda accozzaglia di suoni tipo raggi laser francamente evitabili!
Kibun wa megamichikku – Musica e arrangiamento di Masayuki Yamamoto, testo di You Yamamoto. Interpretie: Yoshie Hara. Sigla di chiusura del cartone animato. Un brano un po’ meno stravagante ma il coro maschile ha dell’infernale!
https://youtu.be/ZVAXO3B-KWs?si=oRvVZHBRm8l8Hoce
Le precedenti sigle costituiscono rispettivamente il lato A e il lato B del 45 giri uscito nel 1982. Sempre in quell’anno uscì anche un LP che conteneva tutti i brani interni agli episodi. L’opera fu pubblicata anche in musicassetta e a fine anni ’90 fu lanciata una nuova edizione in CD.
Qui sotto delle quasi introvabili immagini del booklet interno dell’LP originale:
La sigla italiana
Pubblicata da Five Record nel 1984 (cat. FM 13063), costituiva il lato B del 45 giri che conteneva anche la sigla di “Nanà Supergirl”. Musica e arrangiamento furono di Piero Cassano, storico componente dei Matia Bazar. Il testo come di consueto fu appannaggio di Alessandra “Alinvest” Valeri Manera con la partecipazione anche della penna di Vladimiro “Wlaber” Albera. Interprete d’obbligo l’immensa Cristina d’Avena. Tra i musicisti, oltre allo stesso Piero Cassano alle tastiere, sono accreditati Julius Farmer al basso, Stefano Gaibotti alle chitarre, Roberto Marras alla batteria e l’immancabile Paola Orlandi ai cori.
Piero Cassano non ha bisogno di presentazioni. Genovese di nascita, una carriera da musicista, compositore e produttore che, oltre alla militanza con i Matia Bazar, lo ha fatto collaborare con artisti importanti sia in Italia che in Sudamerica. Da ricordare sicuramente la scrittura per le prime fasi della carriera di Eros Ramazzotti.
Analisi del brano e della linea di basso
Prima di parlare del basso, parliamo del bassista! Meno male, ogni tanto un pezzo di cui si conosce l’artefice della bassline!
Julius Farmer è innanzitutto quello che si è diviso le parti con Ares Tavolazzi nell’LP dedicato a Goldrake. Julius nacque a New Orleans nel 1949 e fu portato in Italia dal pianista Giorgio Gaslini. La sua formazione è iniziata all’età di 4 anni studiando prima pianoforte classico, il banjo, poi il contrabbasso niente meno che con sua maestà Ron Carter e infine il basso elettrico con il grande Stanley Clarke. Con un curriculum del genere poteva andare ovunque. Sue caratteristiche erano un suono pieno e dal groove trascinante, suono che ha contribuito a segnare le incisioni di tanti artisti, da Alberto Radius a Sergio Caputo fino a Franco Battiato e tanti altri. Ha pensato bene di andarsene da questo mondo il 2 novembre del 2001 a 52 anni, lasciandoci i suoi accompagnamenti eleganti e solidi come eredità.
Il brano è in Fa maggiore ma a partire dall’ultima strofa modula in Sol maggiore.Metronomo inchiodato con semiminima a 170 che segue un ritmo shuffle in 4/4 piuttosto marcato (la trascrizione è in tempo tagliato con l’indicazione metronomi di minima a 85. Ho scelto questa forma di scrittura perché la sentivo più adeguata all’andamento del brano).
La struttura è semplice e decisamente schematica: 4 strofe seguite da 4 ritornelli. Da aggiungere a questi un intro (preceduto da un’anacrusi di 2/4) e un ritornello di coda. La lunghezza totale del brano è di 124 misure.
L’arrangiamento generale prevede una batteria essenziale senza troppe variazioni, un pianoforte con pochi obbligati ma molto caratterizzanti eseguiti con un suono tipo honky-tonk. La tastiera esegue il tema iniziale (ah, ho riportato gli obbligati di piano e tastiera sulla partitura) e aggiunge corpo al brano introducendo un pad dalla seconda metà della canzone.
Il basso è però lo strumento che muove tutto il pezzo e lo rende del tutto riconoscibile. Se non ci fossimo noi bassisti, bisognerebbe inventarci…!
Tutta l’armonia ruota intorno a quattro accordi ma solo due di questi sono nella tonalità d’impianto. Semplice ed efficace.
L’intro si apre sul primo grado (in realtà il basso appoggia la 7a minore e non maggiore) per due misure e subito va fuori scala con una dominante secondaria introducendo quella che sarà una consuetudine per tutto il brano. Siamo quindi in G7 per altre due misure che risolvono sul V grado il quale riconduce al F e di nuovo a C7 lasciando un minimo di tensione per lanciare la strofa.
Sia le strofe che i ritornelli hanno identica struttura armonica tra loro (ricordando di modulare un tono sopra all’inizio dell’ultima strofa). Si inizia sul I grado, poi sul G7 che è qui il V grado del V grado che troviamo alla misura successiva (C7) e che poi riporta al I grado per due misure. A seguire di nuovo G7, C7 e F per altre due misure.
Per quanto riguarda il ritornello si parte dal V grado e ci si resta per due misure per poi risolvere classicamente sul I grado. Da qui parte la cadenza D7, G7, C7 che porta di nuovo al I grado in una cascata di dominanti secondarie. L’intera sequenza è ripetuta due volte per ogni ritornello.
Generalmente la linea di basso è molto movimentata, le frasi non sono mai uguali a sé stesse e pur non cambiando nell’approccio all’accompagnamento risultano varie e divertenti da suonare. Molte note sono state segnate con il punto perché più corte di quanto dovrebbero essere ma più che dar retta ai punti e alle virgole imitatene l’intenzione che è tutto ciò che conta nell’interpretazione. Molto però risiede nell’esecuzione delle crome in shuffle, quindi fatele sentire a dovere! Come potrete osservare il brano è caratterizzato da diversi passaggi dove vengono eseguite scale quasi per intero come alle misure 23 e 24 oppure in frasi discendenti a chiudere ogni ritornello ed ogni strofa. Questi elementi sono quelli che poi, a guardare bene, danno l’impronta a tutta l’esecuzione e rimango impressi nell’ascoltatore.
Buon divertimento con la piccola dea Pollon e…alla prossima, Community!