babil junior

Forse Babil Junior non è un cartone animato che tutti ricordano e tanto meno lo è il manga da cui è tratta la serie. Conserva però una ristretta nicchia di solidi fan e ha una sigla, made in Superobots, veramente da urlo! In questo nuovo articolo la analizzeremo per bene dopo aver trattato alcune tematiche fondanti di questa opera.

Il manga in Giappone

Nel lontano 1971 fa la sua comparsa il manga Babel 2-sei, scritto e illustrato da Mitsuteru Yokoyama. Babel 2 è un titolo che potrebbe confondere (e infatti in Italia non è stato mantenuto) ma ha la sua logica nella narrazione e soprattutto negli antefatti della vicenda principale. Capirete più avanti l’apparente ambiguità di quel “2”. La prima serializzazione del manga apparve su Shuukan Shounen Champion, edito da Akita Shoten, dal 5 luglio 1971 al 12 novembre 1973. La successiva riduzione in volumetti contava 12 numeri. Ebbe un buon successo in Giappone tanto da essere poi trasposto in anime a da avere all’attivo anche un fan club. Lo stesso Yokoyama cita Babil come la sua opera preferita.

Idealmente la storia è divisa in quattro parti, a seconda del progredire delle vicende, per un totale di 121 capitoli oltre ad una storia extra. L’ultima parte, comprendente i capitoli dal 107 al 121, venne volutamente omessa nella prima edizione che quindi fu composta solo da 11 volumi (l’autore pare fosse scontento del finale). Nell’edizione del 1986 le prime tre parti furono poi racchiuse in 7 volumi con l’aggiunta dell’ottavo volume dedicato alla quarta parte. Successivamente uscì una nuova edizione in 11 volumi ai quali finalmente se ne aggiunse un dodicesimo.

Il manga “Sono na wa 101”, pubblicato da Akita Shoten tra il 1977 e il 1979 in 5 volumi per un totale di 13 capitoli, venne invece previsto come conclusione definitiva della narrazione principale ed è collegato alla terza parte del fumetto.

Dopo 40 anni dalla prima serie, Mitsuteru Yokoyama torna incredibilmente a dar voce a Babil scrivendo “Babel 2-sei – The returner“. Il manga fu serializzato su Young Champion di Akita Shoten e costituisce una totale riscrittura con una nuova trama che vede i protagonisti proiettati in un mondo attuale dove il simbolo del male moderno da sconfiggere sono gli Stati Uniti. Uscì in 6 volumi tra il 20 luglio del 2010 e il 19 ottobre del 2012.

E in Italia?

In Italia, a distanza di oltre 30 anni dall’originale, ci pensò la d/visual a pubblicare 7 volumetti tra il 1° dicembre del 2005 e il 25 gennaio del 2009. Lascia un po’ di amaro in bocca l’ottavo numero, che fu previsto ma mai realizzato e che avrebbe dovuto contenere gli spin-off della serie.

Il manga “Sono na wa 101” risulta invece inedito in Italia.

L’opera “Babel 2-sei – The returner” fu invece pubblicata da Star Comics con il titolo di “Babil 2 – The returner” e uscì in 17 volumetti tra il 23 giugno 2012 e il 26 settembre 2018.

L’anime

La Toei Animation ha prodotto questa serie animata mandandola in onda per la prima volta tra il 1° gennaio 1973 e il 24 settembre dello stesso anno per un totale di 39 episodi. Ci sono alcune differenze rispetto al manga ma queste, più che nella sostanza delle tematiche affrontate, sono evidenti nell’ampliamento della struttura narrativa mediante episodi riempitivi e, sinceramente, fin troppo ripetitivi. Insomma, hanno “allungato il brodo” senza aggiungere nulla di particolarmente entusiasmante.

Nel 1992 fa la sua comparsa una serie OAV in 4 volumi, con il character design del mitologico Shingo Araki (Devil man, UFO Robot Grendizer, Lady Oscar, Galaxy Express 999 e Saint seiya, Danguard, Sam il ragazzo del west sono solo parte della lista delle opere dove ha prestato la sua maestria). La serie OAV venne successivamente ripubblicata nel 2002 in un DVD-box e nel 2017 in Blu-ray Disc.

La serie ha avuto in patria anche un paio di trasposizioni teatrali.

Dal 5 ottobre al 28 dicembre del 2001 è stata trasmessa su Tokyo TV una serie di 13 episodi intitolata “Babel II – Beyond Infinity“. Al protagonista principale Koichi è stato cambiato il nome in Kamiya, la storia si basa sull’idea dell’opera originale, ma ha numerosi elementi originali. La serie è stata pubblicata in DVD in 6 volumi.

La serie TV in Italia

1982 in Italia su Italia1, nel contenitore Bim bum bam. Più volte replicato fino a metà anni ’90. Circa 10 anni fa è stato poi reso disponibile da Man-ga.

Nel 2004 la Dynit pubblica i 4 OAV in un DVD dal titolo “Babil Junior – La leggenda” mentre nel 2007 la Yamato Video inizia a pubblicare la serie principale, sempre in DVD.

La serie del 2001 è invece attualmente inedita nel nostro Paese.

Alcune considerazioni interessanti

Forse, come ho anticipato nella premessa, non molti ricordano questo cartone ma la storia di Babil Junior racchiude alcuni elementi molto interessanti e spunti di riflessione estremamente attuali. Il primo episodio è chiaramente introduttivo, definisce il protagonista e getta le premesse delle vicende successive. Koichi è un ragazzo come gli altri che vive una vita normale insieme agli zii e alla cugina. Inizia però a fare sogni premonitori su una strana torre che lo turbano e gli fanno capire che qualcosa sta per cambiare. Di punto in bianco dice alla sua famiglia che se ne deve andare. Lo fa in grande stile, portato via tra gli artigli di una specie di pterodattilo robotico che lo conduce in un posto apparentemente desertico assolutamente sconosciuto ed inaspettato dove lo attende una donna. Questa si chiama Rodem ed è un essere millenario che attendeva proprio quel momento. La donna è ai piedi della Torre di Babele, la vera torre spiega lei, non quella leggendaria dei babilonesi. Essa è stata lungamente nascosta agli uomini da una cortina di sabbia sintetica creata appositamente. Invita Koichi ad entrare nella torre e una volta scesi nei sotterranei, gli mostra quello che sembra appartenesse ad un antico predecessore di Koichi. Davanti agli occhi del ragazzo appare una sala tecnologica fatta di un enorme computer che si rivela essere un’intelligenza artificiale ultra-moderna ma creata 5000 anni prima. Quell’intelligenza artificiale è l’eredità di Koichi lasciatagli dal suo antenato Babil (da qui, dunque, Koichi sarebbe Babil 2), un essere proveniente da un pianeta lontano dal sistema solare e che aveva all’epoca il compito di studiare altri pianeti. L’astronave su cui viaggiava ebbe un’avaria e fu costretto ad atterrare sulla Terra dove rimase bloccato nel bel mezzo delle terre babilonesi. In assenza di tecnologia non seppe come riparare l’astronave ma propose al re dei babilonesi di costruire una torre di segnalazione per inviare un messaggio agli abitanti del suo pianeta.

Qualcosa però accadde durante la costruzione della torre e questa sfortunatamente crollò. Decise dunque di rassegnarsi a vivere sulla Terra come un terrestre. Intuì che la tecnologia della sua astronave sarebbe potuta essere utilizzata per scopi malvagi e quindi volle progettare un sistema per trasmettere ad un suo discendente le sue conoscenze. Fu così che Babil Junior ottenne tutta la tecnologia del suo antenato e anche tutti i suoi poteri sovrannaturali. Gli furono assegnati tre aiutanti: la stessa Rodem che può assumere le sembianze di una pantera, Ropuros, l’uccello robotico che lo ha trasportato fin là e Poseidon, un grande robot: egli avrà anche il compito di proteggere la Terra.

Dopo una rigenerazione di 100 giorni Babil Junior sarà dunque pronto per i suoi compiti. L’intelligenza artificiale che racchiude la coscienza di Babil gli darà quindi indicazioni precise e gli comunica che dovrà incontrare un certo Yomi sull’Himalaya. Ovviamente Yomi, nel più classico degli atteggiamenti, vuole impossessarsi della tecnologia della torre di Babele e conquistare, indovinate un po’, il mondo. Siamo alle solite. La battaglia tra Babil Junior e Yomi dura tutte le 39 puntate. Nell’ultimo episodio Yomi, dopo aver messo a ferro e fuoco Tokyo e la Terra intera, viene sconfitto.

Come già accennato, le differenze con il manga ci sono ma non ne modificano la sostanza. La storia è buona e alcune trovate, anche nei combattimenti, sono originali pur in assenza di una forte componente “mecha”. Sono però forse troppi gli episodi puramente riempitivi e a lungo andare, la proposta di quasi 40 puntate auto-conclusive può risultare ridondante e un po’ monotona. Forse dal punto di vista concettuale l’anime poteva essere più equilibrato se fosse durato circa la metà ma comprendo anche le esigenze di marketing di proporre un prodotto che non si fosse esaurito troppo in fretta.

Quello che però ci rimane di Babil Junior sono essenzialmente due aspetti: il concetto di Torre di Babele e quello di Intelligenza Artificiale. I due concetti sono essenzialmente collegati e aprono riflessioni attuali e delicate.

L’episodio biblico della Torre di Babele è descritto in Genesi: 11, 1-9. Tale episodio descrive in una delle sue interpretazioni, la presunzione dell’uomo dell’avvicinarsi a Dio mediante una torre molto alta simbolo degli uomini che stavano cercando di “farsi un nome”, così dice la Bibbia. Dio, non condividendo questo atteggiamento, confonde le lingue degli uomini in modo che non potessero più comunicare tra loro e li disperde mettendo fine alla costruzione della torre. Se da un lato all’uomo viene proprio indicato di avvicinarsi a Dio, è anche vero che deve farlo in maniera autenticamente spirituale e non per sola “fama” e auto-celebrazione o per l’intento di assomigliargli. L’episodio sta ad indicare che la realizzazione di un’alta costruzione costituisce solo un avvicinamento “materiale” e non spirituale. Dio perciò disperde gli uomini per indurli a ricercare il vero significato di un percorso essenzialmente spirituale.

Non è forse quello che accade con l’intelligenza artificiale nel mondo contemporaneo? Gli interrogativi nei confronti di questo aspetto del progresso sono molti e spesso lasciano senza risposte conclusive. Ricercare qualcosa che si sostituisca al pensiero umano non è forse un voler andare oltre le possibilità che ci sono state concesse? Qual è il limite da non superare per non incorrere in un processo irreversibile di decadimento dei valori? Spesso ci si chiede se un giorno le intelligenze artificiali, avranno, oltre alla potenza di calcolo, anche una coscienza e dei sentimenti del tutto simili a quelli umani. Questa faccenda è vista da molti come un pericolo mentre su altri fronti la si spinge come un irrinunciabile progresso tecnologico. Quando si parla di tecnologia non riesco a non citare il filosofo Emanuele Severino che nei suoi insegnamenti distinse categoricamente il progresso tecnologico dal potere tecnocratico. Mentre la tecnologia dovrebbe rimanere uno strumento al servizio dell’uomo, al giorno d’oggi si rischia fortemente che l’uomo sia un servo del potere tecnocratico. Egli ci insegna che la tecnologia, da semplice strumento è già divenuta potere e sta lottando contro il potere capitalistico ancora in atto. Da questo scontro di forze non sappiamo ancora cosa verrà fuori ma una deriva tecnocratica credo sia del tutto pericolosa e potrebbe sfuggire di mano in molti ambiti. Mi viene in mente il mondo medico, essendo io anestesista: potremmo in un prossimo futuro farci fare diagnosi da un’IA? Quanto accurata sarebbe? Dove finirebbe l’ars medica capace di percepire le sfumature nei pazienti? Oppure in ambito musicale, cosa che in parte già è in atto. Molti di voi avranno provato a fare un brano, anche per scherzo, con un’IA oppure semplicemente affidargli il mastering di un brano. E la fotografia? le arti grafiche? Dove finirebbe l’uomo e la sua inventiva? Sarebbe solo un risparmio di tempo per chi lavora o sfocerebbe in un quasi totale appiattimento delle capacità creative dell’essere umano?

Io preferirei che la tecnologia restasse uno strumento in mano all’uomo e non viceversa. Purtroppo il mondo sta prendendo pieghe non troppo rassicuranti e le molte domande che nascono da questo argomento sono spesso fonte di dubbi ancora più estesi e di dibattiti ancora senza conclusioni pratiche.

Per tornare alla musica, penso che l’IA possa facilitare alcuni aspetti del lavoro dietro ad un processo creativo ma che non possa sostituirsi alle persone. Anche se in futuro riuscisse a farlo non sarebbe ugualmente giusto perché non dobbiamo scordarci che la musica, se fatta con onestà intellettuale, è comunicazione e la comunicazione si annulla totalmente se c’è una sterile IA di mezzo. E voi mi direte…ai produttori dell’onestà intellettuale non frega una mazza. Corretto, ma questa è un’altra storia…

Si potrebbe parlare per ore ed approfondire tanti aspetti di questo immenso argomento ma il tempo stringe…torniamo alle sigle!

Le sigle originali

La sigla originale dell’anime venne pubblicata in 45 giri il 25 gennaio 1973, insieme al brano scelto per i titoli di coda.

Babel 2-sei – Musica e arrangiamento del celebre Shunsuke Kikuchi, autore di innumerevoli colonne sonore che ho avuto già il piacere di citare in articoli passati. Il testo fu accreditato inizialmente ad un certo Toeiji. L’interprete fu come di consueto in quegli anni, Ichiro Mizuki accompagnato dal Columbia Yurikagokai e dalla Columbia Orchestra. Un brano dallo stile classico per il genere ed il periodo che risulta avvincente, dinamico ed è sottolineato da un coro di giovani voci che seppur essenziale dà molta apertura al mix.

https://youtu.be/hrcI77tn2lo?si=d6H-Rcp6jb9STEDa

Seigi no Chounouryoku Shounen – Musica e arrangiamento di Shunsuke Kikuchi, testo di Toeiji. Anche qui l’interprete fu Ichiro Mizuki accompagnato dalla Columbia Orchestra. Il brano, molto simile alla sigla di apertura, presenta forse un’orchestrazione più interessante.

https://youtu.be/F26WjQQmLOY?si=2QzAK26UURGnCRhF

A questo punto mi preme raccontare un po’ il “quasi mistero” che si nasconde dietro al nome di Toeiji. Questo nome sta probabilmente ad indicare Eiji To o Eiichi To ma tutti sono pseudonimi dello stesso autore, ovvero di un membro della produzione della Toei, Yu Saito, come da lui stesso dichiarato in un’intervista. In pubblicazioni successive l’autore dei testi è stato indicato sempre con pseudonimi e la sigla finale, a quanto pare, pur essendo alla fine accreditata a Shunsuke Kikuchi, è stata comunque scritta da Saito.

Citerò di seguito anche altri brani appartenenti in vario modo alla serie:

Senshi hitori – Image song della prima serie composta e cantata da Ichiro Mizuki, arrangiata da Nozomi Aoki con il testo di Masaki Tsuji.

Ai wa moboroshi Image song della prima serie scritta (testo compreso) e interpretata da Ichiro Mizuki e arrangiata ancora da Nozomi Aoki.

Never die – Sigla di apertura della serie del 2001, scritta ed interpretata dal gruppo rock Lapis Lazuli. Ve la segnalo anche per un basso veramente poderoso.

https://youtu.be/1_btBHsAVK8?si=1Y8fRQjuKxv8X1DG

Landscape – SIglia di coda della serie del 2001, interpretata dalla brava artista Etre. Composta da Tatsuji Ueda e arrangiata da Katsuyuki Harada su testo sempre di Tatsuji Ueda.

https://youtu.be/D_tUIr5Rsh8?si=XPnJtSchvVVS61Mg

Infine ci sono i numerosi brani composti da Takeo Miratsu per i quattro OAV del 1992 e raccolti in alcuni CD.

La sigla italiana

La sigla italiana fu scritta dagli immancabili Superobots di Douglas Meakin e la linea di basso affidata a Mick Brill. Se avete ascoltato bene le loro canzoni avrete anche notato quanto è riconoscibile il suo stile di accompagnamento. Il testo era del solito Lucio Macchiarella. Ai cori troviamo anche Roberta Petteruti, voce celebre nell’ambito delle sigle (ricordo a titolo di esempio Chobin, Gordian, Forza sugar, Fantaman e Daltanious).

Lato A di un 45 giri datato 1982, fu pubblicato dalla RCA e inserito successivamente in diverse raccolte di sigle, sia in LP che poi in CD.

Analisi del brano e della linea di basso

Il brano di per se non ha un’armonia difficile. Ci sono pochi accordi (rappresentati praticamente solo da G, F, C, Bb, D- e D).

150 di metronomo è un bell’andamento e, viste le onnipresenti crome, non facilissimo da tenere dall’inizio alla fine con il timing corretto. Il 4/4 scandisce tutto il pezzo, senza sorprese, in un bel rock con chitarre distorte e un pianoforte un po’ tirato indietro nel mix ma nonostante questo molto mosso e riempitivo.

La struttura, non linearissima, segue il seguente schema: A – B – C – B – C – D – A – B – C – D – D – D…

La prima parte è un’introduzione dove il basso compie alcuni salti di corda interessanti e sfrutta comodamente le corde a vuoto per alcuni passaggi. Si ripeterà a metà brano con qualche variazione.

Segue un tirar dritto di ottavi molto semplice fino ad una sorta di bridge con degli interessanti stop in slide. Il bridge sarà ripetuto 3 volte all’interno del brano, come da schema.

Il ritornello segue sempre la stessa struttura sebbene sull’accordo di D che conclude il giro armonico ci si imbatta ogni volta in qualche piccola variazione come quelle alla misure 95 e 103. Nessuno vi impedisce di cimentarvi in variazioni a vostro piacimento ed di introdurre in questi spazi ciò che più vi aggrada al momento. Nella parte finale il ritornello di ripeterà con la consuetudine del fade out (certo che non sapevano proprio come finirle le canzoni eh!).

Dunque, anche questo articolo è terminato ma prima di lasciarvi al video vorrei approfittare per fare a tutti gli auguri di un sereno Natale, di una buona fine e di un buon principio d’anno nuovo. Quest’anno, nonostante sia stato letteralmente sommerso dagli impegni previsti ed imprevisti, ho voluto comunque trovare il tempo di dedicarmi a questa rubrica alla quale ormai mi sono decisamente affezionato e che ha preso sviluppi per me inaspettati e bellissimi.

Ringrazio anche Fabio perché continua incoscientemente a darmi l’opportunità di scrivere e suonare su tutti i suoi canali social, ben sapendo quanto io sia definitivamente a-social!

Stavolta c’è di più, una (spero) gradita sorpresa: non vi lascio solo la mia linea di basso ma ho pensato di coinvolgere tutta la mia band per realizzare la nostra versione estemporanea di Babil Junior. L’abbiamo messa su in fretta e furia con pochissimo tempo a disposizione…siamo tutti impegnati con le famiglie e con il lavoro e la musica rimane solo il nostro meraviglioso mondo di divertimento che cerchiamo di onorare al nostro meglio.

Anzi, proprio perché può essere carino e interessante dirvi come è stato realizzato il tutto, mi piacerebbe farvi un piccolo resoconto del backstage, senza veli!

Batteria: registrata “bona la prima” al Legend Studio di Roma con unico microfono Zoom h2n in sala durante le prove. Il “One Take” che sentite ad inizio traccia è il nostro chitarrista che dà l’unica possibilità al batterista…e così stato!

Basso: brutalmente diretto in scheda audio, as ever.

Chitarra: in scheda audio attraverso pedaliera multieffetto

Tastiera e pianoforte: registrati su tracce midi con suoni scelti dal sottoscritto che si assume ogni responsabilità sulla riuscita finale!

Cori e voce principale: tutte registrate a casa mia una per volta (schivando sapientemente voci dei figli, rumori dei vicini e sirene in lontananza!) con un microfono a condensatore Behringer B-1. Alla fine della fiera conterò 10 tracce vocali su un totale di 6 cantanti.

Tutte le tracce mi sono state inviate e poi sono state mixate sulla mia daw dal sottoscritto con poca cognizione in materia…ma giuro che sto studiando!

Il mastering è stato affidato all’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI BABIL JUNIOR per avere qualcuno di non umano con cui prendersela se le cose fossero andate male!!!

Il montaggio video è avvenuto grazie alla pazienza e alla perizia del nostro corista Gianluca!

Ringrazio tutto il gruppo per la pazienza: Azzurra, Daniela, Lidia, Marta, Gianluca, Marco, Claudio, Daniele, Francesco, Simone…grazie di cuore a tutti per esservi prestati!

NOTA: la traccia suonata nel video non corrisponde nei dettagli a quella nella parte allegata qui sopra. Anche il finale l’abbiamo cambiato un po’, riprendendo l’intro, per poter chiudere senza fade out. Nel pdf come sempre avrete invece la trascrizione della linea di basso originale.

Di Giampaolo "il doc" Ciccotosto

Sono nato anni fa, mentre Actarus arrivava in Italia a bordo di Goldrake. Cresciuto a pane, insalate di matematica e vitelli dai piedi di balsa, ho cominciato a respirare musica a fine anni '80 suonando per tanto tempo 88 tasti: erano troppi e ho provato con 6 corde. Inutili anche quelle...ne bastavano 4! Negli anni '90 arrivarono poi in Italia quegli strani fumetti pieni di ramen, katane e buffi sandali di legno: capii finalmente da dove arrivavano tutti i cartoni animati! Dal fragoroso incontro tra musica e anime uscì fuori quell'amore per le sigle che dura fino ad oggi! Ah, dimenticavo: nel tempo che mi rimane sgombro dall'essere un discutibile musicista, faccio anche il medico e mi occupo della mia numerosa famiglia!