Salve Community! È di nuovo quel periodo dell’anno in cui il gospel riempie le nostre vite e, come ogni anno, desidero condividere con voi un momento di studio su questo meraviglioso genere musicale. Da dieci anni suono gospel e tengo concerti, specialmente nel periodo delle festività natalizie. Quest’anno, mentre preparo dei nuovi brani per il repertorio, colgo l’occasione per approfondire con voi un tema importante: la notazione mista.
In un precedente video, abbiamo esaminato la notazione slash, una tecnica che consente di semplificare partiture complesse in versioni più leggibili per tutti gli strumenti. Quest’anno, desidero presentarvi un metodo ancora più efficace: l’unione di notazione tradizionale e notazione slash, per sfruttare al meglio entrambi gli approcci.
A proposito di esempi pratici, ascolteremo un estratto di basso e batteria dal brano “Set Me Free” di Myron Butler & Levi, una nuova versione del noto coro gospel “Gods Property”. Questo brano è caratterizzato da un sapore latino e da passaggi precisi che richiedono una notazione tradizionale, poiché la notazione slash da sola non è sufficiente.
Il mio approccio consiste nell’utilizzare una notazione ibrida: note tradizionali dove necessario e notazione slash per gli accordi e gli obbligati ritmici da seguire. Le partiture che mi vengono fornite di solito contengono solo la linea vocale e l’accompagnamento al pianoforte, risultando lunghe e complesse. Per facilitarne la lettura, le trasformo in versioni sintetizzate, integrando sia notazione slash che tradizionale, evidenziando riff e passaggi obbligati.
Un aspetto distintivo del gospel è la sua crescita emotiva, soprattutto in brani lunghi e dal ritmo variegato. Nella mia notazione, sintetizzo il più possibile e lascio gli elementi rimici essenziali in evidenza, facilitando così l’interplay tra gli strumenti e il coro. Questo interplay (spesso sottolineato “in basso” da tecniche come glissati e accenni di slap) è fondamentale, dato che il gospel è fortemente influenzato da generi come blues e jazz e si basa su un certo grado di estemporaneità, improvvisazione.
Iniziando con un approccio semplice, l’arrangiamento cresce in complessità, culminando in un finale ritmicamente coinvolgente. La notazione mista non solo facilita l’esecuzione, ma a mio avviso consente anche di esprimere l’anima del gospel senza focalizzarsi troppo sulle note. Vi invito a vedere il video e a darmi il vostro feedback. Se apprezzate questi contenuti e volete approfondire ulteriormente il genere, fatemelo sapere nei commenti. A presto, Community!