Una spiacevole introduzione
Un brutale terremoto, come tutti sapete, ha scosso il Giappone a Capodanno e da quel giorno si sono succedute centinaia di scosse di assestamento provocando ingenti danni e purtroppo anche delle inevitabili morti. Subito è stata diffusa la notizia che, tra i disastri provocati, c’è anche l’incendio dell’edificio sede del museo dedicato alle opere di Gō Nagai. La perdita del patrimonio di documenti originali non si riesce ancora a stimare ma la notizia ha turbato profondamente il mondo dell’animazione. Mi unisco alla sincera commozione per questo evento tragico e spero che il popolo giapponese trovi, come sempre, la forza per ricominciare, quello spirito combattivo che permea tutte le opere che amiamo.
E allora, Yattaman sia…
Dopo aver analizzato due pezzi impegnativi, oggi vorrei farvi rifugiare nei ricordi spensierati e divertenti di una serie simbolo degli anni ’80, dove la bassline è semplice e può essere eseguita senza pensieri. Tornano i Cavalieri del Re di Riccardo Zara con un pezzo che è nella testa di tutti, grazie anche alle numerose repliche e alla diffusione dell’anime.
Stiamo parlando di Yattaman, seconda parte della più ampia serie Time Bokan: era questa una lunga serie di anime dedicati ai viaggi spazio-tempo e nati per contrapporsi con ironia alle più seriose saghe robotiche in stile Nagai.
Anticipo già da ora che non esiste un manga riferito a Yattaman, per lo meno non alla serie originale. Esiste qualcosa pubblicato in tempi più recenti, nel periodo del rifacimento dell’anime avvenuto nel 2008. Nel presente articolo accennerò solo brevemente a tali pubblicazioni.
Cominciamo? Yatta!!!
L’anime
Se dico kendama, a cosa pensate? Nulla? Buio totale? Ok, ve lo faccio vedere:
Ci siete? Era uno degli oggetti più desiderati degli anni ’80! C’era un po’ di sana invidia per la maestria con cui veniva usato da uno dei due eroi della serie: Ganchan! Questo gioco, importato in Giappone da secoli, viene in realtà usato dal protagonista come arma, sferrando colpi a destra e a manca.
Un’altra cosa che mi piaceva tanto era la trasformazione di Ganchan (Gan Takada in Giappone) e della sua fidanzata Janet (Ai Kaminari il nome originale). Mille volte ho provato a infilarmi il pigiama la sera nello stesso modo in cui loro due si cambiavano d’abito! Non si può non ricordarne la sequenza!
Il vero pregio di questo anime non sono solamente gli eroi che anzi, a tratti appaiono anche piuttosto scontati ma il perfetto equilibrio tra la caratterizzazione di ogni personaggio, “nemici” e personaggi secondari inclusi, l’originalità delle battaglie, la comicità e l’ironia e anche, su un piano più profondo, la critica alla società consumistica.
In merito a questo si può ipotizzare che i piani architettati dagli antagonisti per raccogliere il denaro utile alla creazione delle macchine robot, servissero a dimostrare la futilità del consumismo e che la società si fondasse su stereotipi su cui si poteva lucrare facilmente e senza alcuna etica.
Non manca infine neanche una leggera e divertente malizia visto che Miss Dronio, la bella e perfida guida dell’improbabile e male assortito trio di nemici, finisce immancabilmente con le tette al vento quasi in ogni puntata!
Yattaman è tutto questo in un concentrato di genialità. Si ama a tal punto che alla fine non si sa per chi parteggiare tanto sono benvoluti anche i “cattivi”. La perfetta caratterizzazione anche dello strampalato Trio Dorombo ci fa apparire eroi anche quelli che eroi non dovrebbero essere (un po’ vittime alla fine sono anche loro). Essendo veri e propri co-protagonisti, non si può non ricordarli: l’affascinante e spietata Doronjo (Miss Dronio), lo scaltro e inconcludente Boyakki (Boyacky, cambia poco…) e l’ottuso e goffo Tonzurā (Tonzula). Anche gli antagonisti hanno una caratterizzazione molto accurata tant’è vero che già dopo qualche puntata si apprezzano le varie sfumature caratteriali di ognuno.
Personaggi entrati di prepotenza nel cuore di tutti noi, che col tempo si sono anche meritati menzioni, dediche e hanno anche ispirato altri personaggi. Basti ricordare Wario e Waluigi dal mondo di Super Mario Bros…c’avevate mai pensato?
Anche il mecha è curatissimo e vario, con nemici sempre nuovi ad ogni puntata. Eppure, in oltre 100 episodi, lo schema narrativo di ogni episodio è sempre identico a sé stesso, sempre lo stesso dal primo all’ultimo episodio. Come mai allora, vista questa ostinata ripetitività, piaceva così tanto? Solo con un’idea geniale di fondo si poteva pensare di tenere incollati al teleschermo milioni di bambini senza farli mai stancare e facendogli desiderare un nuovo episodio. I dettagli erano così perfetti che anche i personaggi secondari erano entusiasmanti e si ricordano a distanza di decenni. Uno per tutti:
La risposta alla domanda è quindi che l’anime era semplicemente confortante, era un rifugio, donava certezze. Si desiderava che non deragliasse dai propri binari, che rimanesse sempre identico senza però mai annoiare. E ci riusciva perfettamente.
Taimu Bokan Shirīzu Yattāman andò in onda in Giappone dal 1º gennaio 1977 al 27 gennaio 1979 per ben 108 puntate. Fa male al cuore ricordare come Tatsuo Yoshida, autore dell’anime, sia tornato alla musica delle alte sfere troppo presto, a 45 anni, il 15 settembre del 1977 senza neanche aver visto la conclusione della serie e senza sapere quanto successo avrebbe conquistato la sua creazione negli anni a venire.
Yoshida non era solo Yattaman e la Time Bokan. Nei suoi 45 anni di vita ha prodotto altre serie memorabili senza contare che è stato co-fondatore, con i suoi fratelli, della piccola casa di produzione dei suoi anime: la Tatsunoko Production (che significa cavalluccio marino, da cui il simbolo). Sarebbe peccato mortale dimenticare le serie di cui a vario titolo è stato protagonista: Superauto Mach 5, Judo Boy, Gatchaman la battaglia dei pianeti, Il mago pancione etcì, Le nuove avventure di pinocchio, Kyashan, Hurricane Polimar, Tekkaman, Le avventure dell’Ape Magà, La banda dei ranocchi, Godam, Il fantastico mondo di Paul. Sono tutti anime di un successo a dir poco incredibile anche in Italia e li ricordo tutti con grande affetto.
Altro personaggio determinante per la serie fu il responsabile di quel settore che, da lui in poi, prese il nome di “mecha design”, Kunio Ōkawara. Prima di Ōkawara non esisteva un “mecha designer”, si può dire che egli abbia inventato un ruolo.
Ōkawara non è infatti un personaggio qualunque ma è colui che si è occupato del mecha design di mezzo mondo robotico! L’elenco è spaventoso e citerò pertanto i già molti titoli famosi: Gatchaman la battaglia dei pianeti, Godam, Hurricane Polimar, L’imbattibile Daitarn 3, Calendar men, I predatori del tempo, La macchina del tempo, Muteking, Astro Robot contatto Ypsylon, Godam, Tekkaman, Ginguiser, Daikengo, Trider G7 e praticamente tutto ciò che riguarda Gundam.
Facciamo ora un passo indietro. Yattaman costituisce solo la seconda parte di quella che è una lunga serie di anime incentrati sul tema dei viaggi nello spazio e nel tempo. Proprio Yattaman in realtà si discosta dal concetto generale poiché di viaggi nel tempo non ce ne sono. I protagonisti si spostano sempre sui loro strampalati mezzi compiendo normalissimi viaggi nello spazio. Normalissimi solo se cerchiamo di non pensare che erano in grado di attraversare mezzo mondo attaccati con un braccio al fianco di Yattacan senza mai stancarsi. Alla faccia della resistenza!
Ci sono però altre serie piuttosto famose, serializzate anche in Italia con successo, appartenenti allo stesso filone di Yattaman. Citerò in ordine cronologico tutte le serie appartenenti alla Time Bokan, così come fu concepita:
- La macchina del tempo (1975)
- Yattaman (1977)
- Zenderman (1979)
- I predatori del tempo (1980)
- Calendar men (1981)
- Ippatsuman (1982)
- Itadakiman (1986)
- Hissatsuman (1990)
- Kiramekiman (2000)
- Time Bokan 24 (2016)
- Time Bokan The Three Bad Guys of Counterattack (2017)
Purtroppo in Italia sono state trasmesse solo la prima, la quarta e la quinta serie, oltre a Yattaman.
Per dovere di cronaca si segnala in aggiunta a quanto citato, un reboot di Yattaman risalente al 2008, prodotto in chiave più moderna e non appartenente alla Time Bokan. Oltre a questo, e sicuramente più interessante, è l’OAV del 1993-94 dal titolo Time Bokan, le Macchine del Tempo. Un crossover in due parti dove personaggi provenienti da tutte le serie Tatsunoko (anche extra Time Bokan) interagiscono tra loro. Risulta disponibile anche in italiano.
In Italia Yattaman ebbe un notevole successo e fu trasmesso per la prima volta nel 1983 con repliche successive sia su tv in chiaro che a pagamento. Sono più recenti (2017) le pubblicazioni in formato home-video a cura di Yamato Video e Corriere dello Sport.
Per ultimo si segnala il lungometraggio dedicato all’anime, uscito nel 2009 in Giappone e anche nel 2011 in Italia (sottotitolato) dove è poi stato proiettato con tanto di doppiaggio. La trama è un mix della prima serie, della serie del 2008 e di nuove idee. Risulta in ogni caso abbastanza ben riuscito e godibile.
Si segnala che il film è pieno di citazioni: all’inizio si vedono le rovine di una città con poster e statue di personaggi Tatsunoko tratti da “Il mago pancione etcì” e “L’ape Magà” (anche alla base degli Yattaman ci sono simili citazioni). Alla sua prima apparizione, Robbie-Robbie, il robot aiutante degli Yattaman a forma di dado dice: “qualcuno ha visto il cosmopavone?” (citazione di Calendar Men). C’è una scena in cui il trio Drombo serve dei clienti nel ristorante aperto per racimolare le somme necessarie a costruire il loro robot: qui appaiono in un cameo i doppiatori giapponesi di Miss Dronio e Tonzula, Noriko Ohara e Kazuya Tatekabe, insieme al regista dell’anime Hiroshi Sasagawa. Nella scena, la loro voce viene riconosciuta dai tre che chiedono se si siano già incontrati in passato! Altre citazioni sono dedicate a Rocky, Indiana Jones, L’Uomo Tigre, ai robot femminili di Gō Nagai, a Mimì e la nazionale di pallavolo e anche ad altre citazioni presenti solo nella versione italiana grazie all’adattamento dei dialoghi suggerito dal fan club ufficiale Newbokan. A voi non resta che divertirvi a trovarle tutte!
Il manga
Come dicevo, il manga della serie originale in realtà non c’è. Sono reperibili (probabilmente usati), esclusivamente in lingua giapponese, solo alcuni titoli come quello del 2008 della Shogakukan che ha pubblicato sul mensile KoroKoro Komikku (Bessatsu CoroCoro Comic e Gekkan CoroCoro Comic) alcune avventure relative a Yattaman ma incentrate sul personaggio di Boyakki. I 4 volumi che compongono la mini serie si chiamano “Yatterman Gaiden: Boke-Boke Boyakki” (di Fujiminosuke Yorozuja e Tatsunoko Pro).
Altre side-story come la precedente e sono: “Tadaima sanjou! Yattaman” (2 volumi, 2008, di Takashi Nanba; edito sempre da Shogakukan e serializzato su CoroCoro Comic) e “Yatterman Denki Daisakusen!” (2 volumi, 2008, di Hiroshi Obi e Tatsunoko Pro; edito da ASCII Media Works, serializzato su Dengeki Nintendo). Esistono poi due edizioni “comicalized” dell’anime del 2008, entrambe dal titolo “Yatterman” e del 2008, una di Tetsuhiro Koshita e Tatsunoko Pro (edito da Tento Mushi Comics e serializzato su Shougaku Ichinensei, Shougako Sannensei e Shougaku Ninensei) e una di Kei Aoki, Mikamaru e Tatsunoko Pro (edito da Kodansha e serializzato su TV Manga Heroes).
Le sigle originali
Yatterman No Uta – Sigla iniziale degli episodi da 1 a 58 (1977). Musica di Masayuki Yamamoto, arrangiamento di Masaaki Jinbo, testo di Masayuki Yamamoto e Ichirō Wakabayashi. Interpretato dallo stesso Yamamoto con il coro Shōnenshōjo Gasshōdan Mizuumi. Divertente brano che ripercorre con un testo il classico tema strumentale presente all’interno delle puntate.
Il “Mizuumi Boys & Girls chorus” è un coro formatosi nel 1964 e molto attivo nel riprodurre sigle televisive.
Tensai Doronbo – Sigla finale degli episodi da 1 a 58 (1977). Musica e testo di Masayuki Yamamoto, arrangiamento di Masaaki Jinbo. Gli interpreti sono i doppiatori Noriko Ohara, Jōji Yanami, Kazuya Tatekabe. Questo brano (diventato un vero e proprio cult) è anche utilizzato come balletto comico in stile musical che vede ogni volta il Trio Drombo intento a fabbricare la sua nuova macchina-robot per la lotta a Yattaman. Io personalmente l’adoro! Ne segnalo anche i remake del 2008 e quello presente nella colonna sonora del film del 2009.
Yattākingu – Sigla iniziale degli episodi da 59 a 108 (1977). Musica e testo ancora di Masayuki Yamamoto, arrangiamento di Masaaki Jinbo. L’interprete è sempre Masayuki Yamamoto con il coro Schoolmate Brothers. Meno bella delle altre a mio avviso ma impreziosita dal caratteristico timbro di Yamamoto. La canzone è dedicata ai mecha dei protagonisti. Una menzione va fatta per lo splendido remake, meritevole d’ascolto, presente all’interno della colonna sonora del live-action.
Doronbō no shirāke~tsu – Sigla finale degli episodi da 59 a 108 (1977). Musica e testo nuovamente di Masayuki Yamamoto e arrangiamento di Masaaki Jinbo. Gli interpreti sono ancora una volta i doppiatori Noriko Ohara, Jōji Yanami e Kazuya Tatekabe, con l’aggiunta di Junpei Takiguchi.
Odatebuta – Non posso non segnalare la canzone interna dedicata al maiale adulatore che si arrampica sulla palma! Indimenticabile per chiunque abbia visto il cartone animato! Ho trovato che per il brano sarebbe accreditato come autore Hiroshi Tsutsui (nientemeno autore anche dei brani originali per La maga Chappy, Ken Falco, Combattler V, Astrorobot contatto Ypsylon, Angie Girl, Vultus V, Daikengo, Gatchaman, Lulù l’angelo dei fiori, Daltanious, Carletto il principe dei mostri e God Sigma) ma non ho conferme certe di questa notizia. Dovrebbe essere cantata Masayuki Yamamoto con il coro Schoolmate Brothers.
Segnalo infine altri tre brani interni (perché tengo alla vostra cultura!) che se volete sentire sono disponibili, come gli altri, nella compilation dedicata alla Time Bokan:
Doronbō No Nageki-uta – Interpreti: Noriko Ohara, Jōji Yanami, Kazuya Tatekabe. Accreditati sul disco sono Junpei Takiguchi (il doppiatore di Dokurobei, ovvero il “boss” che è alla regia delle scorribande del Trio Drombo) e Kei Tomiyama (narratore nella Time Bokan e doppiatore, tra l’altro, di Naoto Date di Tiger Mask).
Dokurobē-sama Ni Sasageru Uta – Masayuki Yamamoto. Interpreti: Noriko Ohara, Jōji Yanami, Kazuya Tatekabe.
Yattāman Rokku – Masayuki Yamamoto con lo Shōnenshōjo Gasshōdan Mizuumi
La sigla italiana
Parlando della sigla italiana non si può non far notare come Yattaman, in origine, non fosse Yattaman! Come capitava per tanti brani (lo avete già visto con Il Dr. Slump ed Arale), spesso una sigla proposta non veniva approvata ma veniva tenuta saggiamente nel cassetto, pronta per essere utilizzata alla prima occasione.
Ed ecco la prima versione (realizzata a partire dal 2 ottobre 1981), “Le avventure di Tom & Huck“, dall’arrangiamento lievemente differente (oltre chiaramente al testo), composta per Tom Story (o “Le avventure di Tom Sawyer”). Per la sigla italiana di questo anime fu poi preferita la canzone Tommy, cantata da “La banda di Tom”, pseudonimo nientemeno che del Banco del Mutuo Soccorso.
Per Yattaman dunque si può dire che la sigla fosse già pronta. Occorreva un nuovo testo e qualche modifica all’arrangiamento. Niente che Riccardo Zara non potesse fare nel giro di 10 o 15 secondi, fedele ai tempi fulminei dell’RCA!
Come di consueto fu lui a scrivere musica e testo e a curare l’arrangiamento. Sue sono chitarre e tastiere, suo è il basso. Alla batteria il solito felice connubio con l’amico Scebran e ai cori il resto dei CdR, ovvero Clara e Guiomar Serina. La canzone venne commissionata il 6 luglio 1982 e fu adattata in due settimane, a partire dal 9 luglio. La pubblicazione avvenne invece nel 1983.
Analisi del brano e della linea di basso
Brano in D maggiore, 110 circa di metronomo per un totale di 82 misure più una piccola coda strumentale a sfumare. Non ci sono cambi di tonalità né battute di durata diversa dal 4/4.
L’intro è breve, solo 3 misure che conducono immediatamente all’inizio della parte cantata. Le varie sezioni non hanno difficoltà. La linea di basso si muove per lo più su triadi, intervalli di quinta e spostamenti totalmente diatonici con l’unica eccezione per il cromatismo a battuta 36.
Un brano dunque semplice, divertente da eseguire anche se si è alle prime armi sullo strumento. L’unica vera indicazione, se proprio vogliamo, va data sull’interpretazione: le note vanno eseguite sempre puntate. Anche se effettivamente non sono staccate in maniera decisa, non vanno mai eseguite in accordo alla loro durata nominale. Questo avviene per tutta la durata del brano con rare eccezioni, come ad esempio il primo Sol alla battuta 3.
Schematizzo come al solito la struttura complessiva:
Intro – A1 – B1 – A2 – B2 – A3 – A4
L’arrangiamento è sempre piuttosto ricco e nello stile di Zara, con controcanti, trombe, chitarre acustiche, battiti di mano in levare, effetti, vari synth tra cui una specie di basso tuba sintetizzato che doppia il basso nelle parti strumentali e prende il suo posto nella Coda tra le risate di Yattaman.
Nel video allegato alla trascrizione, togliendo la traccia di basso originale, è naturalmente venuto via anche il synth. Mi sono permesso di reinserirlo a modo mio, non potendo replicare il suono originale in maniera fedele.
Anche per questa volta ho terminato e vi lascio quella che è la mia Yattabassline!
Alla prossima, Community!