Più di qualcuno mi ha chiesto: “com’è stato suonare con Moriconi e Guarini durante il Bass Day?”, e io da bravo YouTuber ho deciso di raccontarvelo in un video, senza nascondervi alcun dettaglio, anzi… Soffermandomi proprio su quelli più scomodi :D. Se c’è una cosa che ho imparato nel corso degli anni è che mettersi in discussione e cercare di imparare dagli altri è fondamentale per crescere, sia nella vita che nella musica. E proprio di questo voglio parlarvi, raccontandovi la mia esperienza al Bass Day che si è svolto qui a Latina l’11 marzo 2023.
La giornata, organizzata presso MonstarLab a Latina, bellissima struttura dedicata alla musica a 360°, ha visto, tra gli altri, anche la collaborazione di BassCommunity. Al centro di tutto c’è stata la Clinic tenuta da due grandissimi professionisti del basso italiano: Massimo Moriconi e Mario Guarini. L’evento è stato un vero successo e ha dato l’opportunità a molti bassisti di scambiare chiacchiere e note con due musicisti di altissimo livello.
In un periodo come questo, in cui tutti ci sentiamo al sicuro nello scuro delle nostre camerette a fare riff che ci vengono bene al solo scopo di pubblicarli sui social, è facile cadere nella trappola dell’autocompiacimento. Ma quando c’è occasione di mettersi in discussione, soprattutto di imparare da gente veramente brava e in gamba, non bisogna mai lasciarsela scappare. Per ulteriori dettagli a riguardo, guardate il video, in questa sede invece voglio approfondire l’argomento Anatole o Rhythm Changes.
Sapevate che la sigla iniziale dei Flintstones è basata sulla struttura dell’Anatole? Ma cosa è un Anatole? Si tratta di una progressione di uso jazzistico di 32 battute, tratta da una composizione del grande George Gershwin: I Got Rhythm, ed infatti questa progressione è nota anche (e soprattutto) come “Rhythm Changes”. Tantissimi gruppi jazz si sono ispirati all’Anatole per creare le proprie composizioni, come ad esempio Duke Ellington quando scrisse Cotton Tail, così come Charlie Parker e Dizzy Gillespie per la loro Anthropology.
Ma da dove viene il nome “Anatole”? Didier Roussin, nel suo dizionario “Il gergo dei musicisti”, indica due diverse teorie sull’etimologia del termine. La prima teoria, proveniente da Hugues Panassié, ha a che fare con il modo in cui lo scheletro veniva chiamato “anatole” in anatomia; per estensione, la progressione armonica è lo scheletro di un pezzo. L’altra teoria, invece, sostiene che c’era un particolare chitarrista (o banjoista) privo di un’educazione musicale, che avrebbe dato nomi propri alle progressioni armoniche più comuni, essendo Anatole un nome di battesimo in Francia (anche se non così comune oggi).
Se si ha una struttura particolarmente ripetitiva su cui suonare, come quella di un Anatole che, e si deve eseguere un Walking Bass su questa, si corre il rischio di tendere a fare sempre le stesse cose, creando un accompagnamento particolarmente monotono. L’esercizio che voglio condividere con voi, che mi fu proposto dal grande Gianfranco Gullotto, serve proprio per capire che in realtà ci sono una miriade di possibilità anche su quattro accordi che sono sempre gli stessi, e semplicemente bisogna conoscerle per sfruttarle.
In cosa consiste questo esercizio? Per iniziare, prendiamo le toniche dei 4 accordi che si alternano velocemente (ognuno dura due quarti sulla A dell’Anatole) che in genere, senza sostituzioni, sono sempre quelle: Fa, Re, Sol, Do.
Dopo averle prese sempre alla stessa altezza, utilizziamo dei cromatismi per collegarle tra di loro. Questi cromatismi andranno prima in un senso e poi nell’altro. Iniziamo in senso ascendente, quindi faremo FA-DO#-RE-LAb-SOL-SI-DO-SOLb-FA. Poi ripetiamo lo stesso blocco partendo con un cromatismo discendente, quindi avremo FA-MIb-RE-FA#-SOL-REb-DO-MI-FA.
In questo modo abbiamo creato il modulo principale del nostro Walking. Potremmo anche ripetere sempre lo stesso modulo, ma ovviamente diventeremmo monotoni. Quindi il concetto alla base dell’esercizio di Gullotto, di cui ho fatto tesoro, era che qualsiasi variazione si inserisca, è possibile giocarsela su tutti i movimenti del blocco. Capiamo meglio, e vediamo come inserire delle variazioni. Questi che abbiamo scritto sono tutti approcci cromatici verso la tonica dell’accordo che nel Jazz funzionano perfettamente.
Ma altrettanto perfettamente funziona il cosiddetto “dominant approach”, ovvero l’approccio di dominante dalla quinta dell’accordo che viene dopo. Quindi iniziamo a inserire l’approccio di dominante sul primo movimento del blocco, in questo caso un LA, dominante di RE7, l’accordo che viene dopo.
Successivamente possiamo spostarlo sul secondo movimento, sul terzo e sul quarto, ottenendo così, in totale, ben 4 varianti per la nostra linea di base.
La stessa cosa che abbiamo fatto con l’approccio di dominante possiamo farla con varianti di altro tipo, ad esempio suonare la terza dell’accordo, spostare la tonica all’ottava bassa, inserire delle figure ritmiche diverse (ad esempio terzine). Basta tenere sempre presente che ciascuna variante possiamo spostarla su tutti i nostri movimenti, e avremo sempre una grande varietà. All’atto del suonare, l’importante sarà poi rendere queste varianti il più possibile automatiche, in modo da attingere sempre a molteplici possibilità per il nostro accompagnamento, utilizzandole a piacimento a creare una linea di basso mobile e variegata. A questo punto non mi resta che dirvi… Buona Pratica. E alla prossima Community!